ricerca

La costituzione della rete museale Pangea è avvenuta in virtù delle iniziative che alcuni dei suoi attuali aderenti intrapresero a partire dal 2001, e che furono propedeutiche alle attività realizzate, formalmente, dal 2005.

Il Museo Geopaleontologico del Castello di Lerici, sorto sulla scia della scoperta delle orme di dinosauri triassiche, già dalla sua fondazione si era imposto a livello extraregionale per i suoi particolari allestimenti e per le sue attività didattiche e scientifiche. In collaborazione con il Museo di Storia Naturale e del Territorio dell'Università di Pisa, avviò una serie di iniziative internazionali nel campo della cooperazione e dello sviluppo della cultura scientifica, allo scopo di promuovere e realizzare eventi culturali (mostre, festival della scienza, conferenze, ecc.) e didattici (laboratori paleontologici) di interesse nazionale, efficaci ed innovativi.

Nel 2001 furono a questo scopo organizzate due campagne di esplorazione, la prima in Sahara Occidentale e la seconda in Mongolia, che hanno portato significativi risultati.

Nel Sahara Occidentale, una breve missione permise di individuare un'estesa area fossilifera, all'interno della quale affiorava un'antica scogliera corallina risalente al periodo Devoniano (395-345 milioni di anni fa). I fossili appartenenti a coralli, sia isolati che costruttori, brachiopodi, molluschi e trilobiti, tutti in buono stato di conservazione, erano estremamente frequenti e, a luoghi, formavano ampie ed omogenee distese. Nel corso della esplorazione furono censiti anche diversi siti preistorici di età paleolitica e neolitica, con abbondanti manufatti litici e sepolture di diversa età e tipologia.

Nell'estate del 2002 una esplorazione speditiva nel deserto del Gobi (Mongolia), cofinanziata anche dall'università di Pisa e di Camerino, ha portato alla scoperta, in località Toogrug Shirik, di alcuni scheletri di dinosauri Protoceratopi dei quali uno di particolare rilevanza per la presenza di lembi di pelle mummificata. In località Tsogoo Ovo furono inoltre rinvenute numerose uova fossili di dinosauro e un nido completo, costituito da 16 uova di sauropode, in ottimo stato di conservazione. A questa prima indagine speditiva doveva seguire una campagna di scavo e recupero che fu sospesa per la rapida diffusione dell'influenza aviaria in Mongolia e in gran parte dell'Asia. Al termine dell'emergenza igienico-sanitaria non fu possibile riprendere le attività perché le aree investigate furono, nel frattempo, fortemente compromesse a causa di scavi clandestini.

Nel 2003 sono stati avviati contatti con musei ed enti di ricerca in Sud America, Brasile e Argentina, in particolare, al fine di riavviare le attività paleontologiche nel settore dinosauriano che erano state, per cause di forza maggiore, sospese in Mongolia.

Nel corso dell'anno una breve missione esplorativa in Brasile ha consentito di stipulare un Protocollo d'Intesa fra la Compagnia di Ricerca delle Risorse Minerarie (CPRM) del Ministero dell'Energia e delle Miniere del Brasile e il Consorzio Castello di Lerici. In collaborazione con il CPRM, che ha fornito il supporto logistico, sono state visitate due significative località fossilifere: Araraquara (S. Paolo) e il bacino del Crato (Cearà). L'area di Araraquara è nota per il ritrovamento di orme fossili di età cretacica attribuite a dinosauri e mammiferi. Al fine di valutare le reali potenzialità paleontologiche di questa zona sono stati condotti dei sopralluoghi in località fossilifere ed esaminate alcune collezioni di orme fossili. Al termine di queste brevi escursioni è stato redatto un preliminare di progetto per la valorizzazione e gestione di questo significativo patrimonio naturalistico. Il bacino del Crato è noto a livello mondiale per la peculiarità e l'abbondanza dei suoi fossili costituiti in generale da concrezioni nodulari contenenti resti di pesci, conservati eccezionalmente in modo tridimensionale. Meno frequenti ma altamente spettacolari sono i resti di pterosauri (rettili volanti) e di dinosauri. In virtù del loro elevato valore commerciale, intorno a questi giacimenti si è sviluppato un fiorente mercato illegale che sta portando al depauperamento dell'ingente patrimonio paleontologico.
Nel corso della breve indagine è stata presa visione dei centri didattici del CPRM, dei depositi contenenti i reperti sequestrati e di alcune località fossilifere sia depauperate sia di recente scoperta ed ancora da scavare.
Prima della partenza è stato depositato al CPRM un documento nel quale venivano evidenziate le linee principali di intervento per la protezione dei siti, per la loro valorizzazione e gestione.

Sempre nel 2004 furono avviati contatti con il MACN (Museo de Ciencias Naturales de Buenos Aires) per l'organizzazione di una campagna di esplorazione paleontologica in Patagonia e per valutare la possibilità di realizzare una stazione scientifica.
Il corpus delle attività svolte in Argentina dal momento della costituzione della rete PANGEA può essere sintetizzato in tre brevi campagne esplorative in Patagonia (2004, 2005, 2006) ed una campagna di scavo sistematico (2008) che hanno portato a significativi risultati, sia sotto l'aspetto scientifico sia sotto quello didattico ed hanno permesso la stesura di protocolli con le Istituzioni Governative (Provincia di Rio Negro) e con importanti e storiche Istituzioni museali (MACN). 

(...)