Regina Disertori_dettaglio

I fiori e l'arte al femminile

  • #apertipercultura | Conosciamo le artiste ospitate nella mostra "Ci vuole un fiore. Dalla Natura alle Arti"

All'interno dell'esposizione "Ci vuole un fiore. Dalla Natura alle Arti", inaugurata lo scorso 31 gennaio al Museo della Città, troviamo le opere di quattro donne, molto diverse le une dalle altre.

Regina Disertori è una pittrice per eccellenza di fiori e grazie alla donazione di ben 52 opere da parte del figlio Andrea alla città di Rovereto è una delle pittrici più documentate delle nostre collezioni civiche.

Nasce nel 1896 ad Amsterdam e, come ricorda il figlio, era una donna assai moderna: aveva studiato pianoforte, parlava cinque lingue e aveva frequentato all'età di 16 anni l'Accademia di Belle Arti. Regina Disertori ha impegnato la sua ricerca sul rapporto con la natura rappresentando fiori all'aperto, nei giardini o nelle vallate del Trentino e poi nel giardino botanico di Brera, ma anche in interni o come elemento distintivo.

In mostra troviamo esposti alcuni disegni dell'artista Rolanda Polonsky, nata a Rovereto nel 1923.

Fin dall'adolescenza Rolanda, con la sorella Elena, si dedica alla musica, studiando violino, e contemporaneamente sperimenta la scultura, che diventerà la sua vocazione principale.
Nel 1944, a soli diciannove anni, espone cinque sculture alla Galleria Donatello di Firenze. La sua ricerca scultorea, legata agli inizi a modelli classicistici, si evolve in seguito verso soluzioni più pittoriche, per giungere nelle opere più tarde a una sintesi plastica. Oltre alla scultura, l'artista si è dedicata anche alla pittura e alla poesia, scrivendo in lingua inglese e italiana.

Un'altra donna presente nella mostra temporanea è Erminia Bruni Menin, nata a Borgo Valsugana nel 1870.
L'artista trentina si trasferisce giovanissima a Trieste presso una famiglia facoltosa che le permette di frequentare la Scuola reale per le arti applicate di Monaco di Baviera e di assaporare il clima culturale e artistico della città tedesca.


Torna in Italia viaggiando molto ed esponendo in parecchie città della penisola; la sua produzione pittorica, ad olio, pastello e carboncino, poco risente del periodo liberty e del simbolismo restando fedele ad una visione umile ma ricca di poesia. A causa della Grande Guerra è costretta a sfollare nel Tirolo settentrionale e torna a Trento solo dopo la fine del conflitto; qui sarà l'unica donna a frequentare il Circolo Artistico Trentino. Le esposizioni e i riconoscimenti sono numerosi ma non allestì mai una mostra personale.

Tre le opere esposte troviamo anche i lavori di Giuseppina Bresadola, nata a Rovereto nel 1875, autodidatta e legata indiscutibilmente al tema floreale.


Giuseppina si allinea alla tradizione che vuole le ragazze aristocratiche e borghesi dedite all'arte o alla musica, distinguendosi però per stile e tecnica anche se questo non le verrà mai riconosciuto.

 

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