Le piante "scalano" le montagne in conseguenza al riscaldamento climatico

Le piante "scalano" le montagne in conseguenza al riscaldamento climatico

Un progetto di ricerca della sezione botanica della Fondazione Museo Civico di Rovereto in collaborazione con l'Università degli Studi di Padova per studiare la risposta della flora al clima sempre più caldo.

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A causa del riscaldamento del clima, le piante si stanno spostando da sud verso nord e stanno salendo a quote più elevate. Le piante sono in risalita dunque, ed è un fatto scientificamente provato: ricerche in ambito alpino e prealpino dimostrano che negli ultimi decenni le piante tendono a migrare sia orizzontalmente (da sud verso nord) che verticalmente (verso quote più elevate) in risposta al clima sempre più caldo. Gli ambienti più adatti per studiare queste dinamiche sono gli ecosistemi montani (come ad esempio le vette di alta montagna) dove non entrano in gioco fattori diretti di natura umana che potrebbero alterare o mascherare gli effetti. Proprio per l'importanza della tematica nel panorama scientifico internazionale, la sezione botanica del Museo ha in corso una serie di censimenti per indagare gli spostamenti delle piante e i limiti altitudinali in Trentino, che sono sempre più elevati rispetto ai dati del passato.

Nello specifico i botanici del Museo, in collaborazione con il Dipartimento DAFNAE (Agronomia, Animali, Alimenti, Risorse naturali e Ambiente) dell'Università degli Studi di Padova, hanno iniziato un progetto di ricerca sulla flora di vetta all'interno dei territori dei Parchi Naturali e sulle Dolomiti presenti in Trentino. Con il supporto del Parco Naturale Adamello Brenta, del Parco Nazionale dello Stelvio e del Parco Naturale Paneveggio Pale di San Martino, nelle due stagioni estive scorse (2022-23) sono state salite 27 cime trentine poste al di sopra dei 2700 m e rappresentative delle diverse zone del Trentino e dei diversi substrati rocciosi, per conoscere e confrontare nel dettaglio il fenomeno di risalita delle specie vegetali (piante e muschi) in alta quota:

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PNAB = Parco Naturale Adamello Brenta; PNS = Parco Nazionale dello Stelvio; PPPSM = Parco Paneveggio Pale di San Martino

In totale la ricerca ha portato a raccogliere quasi 8.000 dati georeferenziati di presenza di piante, relativi a 300 diverse specie. Di queste, l'interesse è volto soprattutto alle 137 specie che crescono solamente sopra i 3000 m di quota.

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Localizzazione dei ca. 8.000 dati raccolti dalla sezione botanica della Fondazione Museo Civico di Rovereto sulle vette del Trentino.

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Rilievo del flora su Cima Fradusta 2939 m (foto Maurizio Salvadori, Parco Paneveggio Pale di San Martino).

Dalle prime analisi è emerso che sono oltre 200 le specie vegetali che rispetto al passato hanno innalzato il loro limite altitudinale massimo a livello provinciale. Alcune solo di alcune decine di metri, altre anche di oltre 500 metri. È il caso di alcune specie di felci (Cryptogramma crispa, Dryopteris dilatata, Dryopteris filix-mas, Diphasium alpinum,..). Ma anche di Veronica alpina e di Arnica montana censite rispettivamente a 3297 m e a 3020 m lungo la salita al Monte Care Alto, che hanno innalzato di centinaia di metri il limite di quota precedentemente noto e pubblicato nella Flora del Trentino (2019).

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Veronica alpina, censita durante un'escursione (foto Giulia Tomasi).

Anche il dato di rododendro (Rhododendron ferrugineum) censito lungo il sentiero per il Monte Vioz a 3281 m ha notevole valenza tra i record delle specie legnose.

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L'esemplare di Rhododendron ferrugineum censito sul Monte Vioz a 3281 m (foto Giulia Tomasi).

Ma fino a che quota si spingono le piante?

Il limite altitudinale assoluto di quota per le piante in Trentino è stato registrato a 3.607 m e riguarda una piccola graminacea (Poa laxa) trovata su Punta Taviela, nel Parco Nazionale dello Stelvio. Ma i vegetali che salgono più in alto sono le briofite, ovvero i muschi, che sono stati censiti fin sulla vetta più alta della provincia, Cima Cevedale a 3757 m: Grimmia triformis è il muschio noto attualmente a quote più elevate di tutto il Trentino.

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Poa laxa su Punta Taviela a 3.607 m.

È stato inoltre osservato che, tra le piante atte a "scalare le montagne", troviamo specie appartenenti alla famiglia delle composite (asteraceae) e delle graminacee (poaceae) probabilmente perché favorite nella risalita per via del loro meccanismo di dispersione dei semi legato al vento. Per lo stesso motivo anche le felci, aventi spore molto leggere, risultano tra le favorite.

Tuttavia si deve specificare che tali record sono sicuramente in parte legati al cambiamento climatico ma non si esclude che almeno in parte siano determinati dall'esplorazione floristica di dettaglio correlata a tale progetto (in molte cime studiate non vi era nessun dato floristico ante 2022).

Dalle prime analisi dei risultati è emerso anche che la maggior parte di questi "innalzamenti" si concentra soprattutto sul gruppo Ortles-Cevedale e Adamello-Presarella. Non è un caso che su tali vette sono stati fatti altri ritrovamenti importanti già pubblicati dal Museo: è il caso di Coeloglossum viride e di Larix decidua censiti sulla Lobbia Alta che rappresentano rispettivamente l'Orchidea e l'albero più alti in Europa (Bertolli et al 2021, Prosser et al 2022).

Si è notato inoltre che i versanti delle montagne maggiormente interessanti per il fenomeno di risalita in quota delle piante sono quelli a sud/est e non troppo ripidi in quanto più soleggiati e meno soggetti a frane di una certa importanza. In tali condizioni, in corrispondenza delle tasche di humus e nelle fessure delle rocce si può sviluppare una vegetazione stabile. Al contrario, i versanti nord/ovest sono coperti spesso da neve e da grossi massi, e quindi sono scarsamente adatti ad ospitare piante superiori.

In estrema sintesi, le vette silicee del Trentino dunque sembrano particolarmente adatte all'insediamento di specie provenienti dalle quote più basse dove, a causa per effetto massa, queste possono raggiungere la massima altitudine nelle Alpi. Si potrebbe addirittura ipotizzare che le Alpi Retiche meridionali siano soggette a un aumento delle specie a causa del riscaldamento climatico più intenso rispetto ad altre aree alpine. Ovviamente per consolidare questa tesi sarebbero necessarie ulteriori ricerche per verificare questa ipotesi (Bertolli et al., 2021).

Dato l'interesse di questi studi, la sezione botanica del Museo durante le prossime stagioni e già a partire dal 2024, grazie alla collaborazione con la Fondazione Dolomiti Unesco, amplierà le proprie indagini anche sui massicci montuosi dolomitici fuori provincia di Trento al fine di avere un quadro ancora più completo. Ulteriori analisi statistiche sono in fase di avanzamento da parte dell'Università degli Studi di Padova.

Ma cosa succederà in futuro?

Se il clima continuasse a scaldarsi al ritmo attuale, in alcuni decenni il bosco invaderà le praterie alpine e le morene glaciali diventeranno sempre più erbose con l'estinzione di specie adattate a vivere negli ambienti più freddi. Studi come questi servono proprio ad interpretare e soprattutto a prevedere l'entità del fenomeno e la risposta delle piante.

Per saperne di più

Bertolli A, Tomasi G, Prosser F, Perazza G (2021) Ritrovamento di Coeloglossum viride (L.) Hartm. sulla Lobbia Alta in Trentino (Italia) ‒ nuovo record altitudinale per le Orchidaceae europee? Journal Europäischer Orchideen 53(2-4): 286–300.

Bertolli A., Festi F., Prosser F. & Tomasi G., 2022 - La variazione asimmetrica dei dati dei limiti altitudinali della flora trentina negli anni 2019-2021 rispetto al periodo 1991-2018. Poster presentato al 2° Workshop di sulla Cartografia floristica del Nord Italia: aspetti metodologici. Fondazione Museo Civico di Rovereto, Rovereto 2-3 settembre 2022

Prosser F, Bertolli A, Festi F, Perazza G (2019) Flora del Trentino. Ed. Osiride/Fondazione Museo Civico, Rovereto, 1211 pp.

Prosser F., Bertolli A., & Tomasi G., 2023. Changes in the flora of Lobbia Alta, a peak of the Adamello-Presanella Alps (Trento, Italy) between 1935 and 2021. Italian botanist 15: 9–20 (2023).

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a cura di Giulia Tomasi e Alessio Bertolli, Sezione Botanica Fondazione MCR

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